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L’Istituto superiore di sanità: “Per scongiurare gli annegamenti iscrivete i bambini in piscina”.

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La centralità della scuola nuoto nella prevenzione degli annegamenti.

Gli annegamenti costituiscono un problema drammatico in tutto il mondo e l’OMS, nel Global Report pubblicato nel 2014, chiede a tutti i Paesi di fare lo sforzo necessario per ridurne l’estensione, definendo delle strategie nazionali ad hoc. A tal fine è nato in Italia, su iniziativa del Ministero della Salute, l’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione. L’Osservatorio ha lo scopo principale di raccogliere i dati sugli annegamenti in tutto il territorio nazionale e proporre conseguentemente delle strategie di prevenzione efficaci ed evidence based, ed è attualmente al lavoro sulle Linee guida per la prevenzione degli incidenti in acqua.

Lo scorso mese di luglio l'Istituto superiore di sanità ha pubblicato i dati aggiornati sulla mortalità per annegamento in Italia nel quinquennio 2015-2019, che ha presentato all’EU Safety Conference svolta a Vienna il 23 e 24 giugno dello stesso anno.

I numeri più significativi:

  • 2.096 i casi di incidente in acqua, fatali (annegamento) o non fatali. Il trend è costante, con circa 3-400 incidenti l’anno, ma negli ultimi anni aumentano gli incidenti nelle acque interne (laghi, fiumi), con un rischio maggiore per questo tipo di incidente per gli stranieri residenti nel Paese
  • le tre fasce di età più a rischio risultano essere quella 45-64 anni (18.2% di tutti gli incidenti in acqua), quella 65-79 anni (16.2%) e quella 0-10 anni (13.9%)
  • il rapporto maschi/femmine è decisamente a sfavore dei primi, attestandosi, nei casi fatali, ad un valore di quasi 7:1 e di 1.6:1 nei casi non fatali, rapporto che sale a 2.1:1 in caso di accesso al PS o di ricovero ospedaliero
  • circa il 68% degli incidenti in acqua da sommersione ha un esito mortale o comunque grave, con ricovero in prognosi riservata o in terapia intensiva
  • il 41% degli incidenti fatali avviene in acque interne, il 42% sul litorale, mentre il restante 17% si divide quasi equamente tra mare aperto e piscine. Per quelli non fatali la proporzione è 54% sul litorale, 24% in piscina, 17% nelle acque interne e 5% in mare aperto
  • le regioni che registrano il maggior numero di incidenti in acqua (fatali e non) sono nell’ordine Lombardia (13%), Emilia Romagna (9.6%), Veneto (9.3%)
  • la maggior parte degli incidenti in acqua avviene a causa di un malore (28,1%), delle condizioni avverse del mare (14,9%) o della caduta in acqua o dagli scogli (14,3). Da sottolineare che molte volte si è in presenza di una concausa, ossia lo stesso soggetto è annegato per esempio perché non sapeva nuotare e il mare era mosso

Senza la pretesa di sostituirci a ricercatori e dirigenti, qualche considerazione ci sorge spontanea:

  • il fatto che bambini e ragazzi siano la fascia meno a rischio di annegamento è indice che, nella totale assenza di attenzione da parte delle istituzioni in generale e di quelle scolastiche in particolare, la rete di educazione motoria acquatica delle scuole nuoto italiane funziona in maniera egregia,
  • ma quei 294 bambini e ragazzi coinvolti in incidenti sono ancora troppi è quindi indispensabile un’ulteriore spinta alla pratica della scuola nuoto e, soprattutto, un ritorno a una frequenza adeguata: si può davvero mettere al riparo dai pericoli dell’acqua un bambino che vediamo una volta a settimana?
  • la promozione della scuola nuoto deve essere più marcata nelle comunità straniere, che per ragioni sociali economiche e culturali fanno più fatica ad avvicinarsi alle piscine e che sono conseguentemente più esposte al rischio, come le cronache non mancano di ricordarci. Ci raccontiamo da anni che la piscina è un ambiente inclusivo, questa è un’occasione per dimostrarlo in generale,
  • questi dati dovrebbero essere condivisi con tutti i frequentatori di piscine e scuole nuoto e, soprattutto, con istruttori e assistenti bagnanti per da un lato renderli consapevoli della qualità del lavoro svolto in questi anni, dall’altro per sensibilizzarli sul non abbassare mai la soglia dell’attenzione quando sono in servizio a bordo vasca.

Sulla scorta dei dati raccolti, l’Istituto ha predisposto un opuscolo informativo sulla prevenzione degli annegamenti dei bambini. In sintesi:

  • è raccomandata la sorveglianza da parte degli adulti quando i bambini sono in acqua o quando ci sono (o potrebbero esserci) specchi d’acqua nelle vicinanze (piscine anche in case vicine, pozzi, canali, fiumi etc)
  • recintare adeguatamente le piscine o altri bacini d’acqua
  • far frequentare ai bambini corsi di nuoto

C’è quindi la consapevolezza della centralità della scuola nuoto come elemento di prevenzione e protezione della vita umana. Non ci si può che augurare che a tale consapevolezza seguano iniziative per evitare la disgregazione del tessuto delle scuole nuoto italiane che, è sempre opportuno ricordarlo, stanno attraversando il momento più difficile della loro storia.

Articolo tratto da nuoto.com - Federico Gross.

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